Alessandro Farnese, Papa Paolo III (Canino1468- Roma1549) da ragazzo fu un vero scavezzacollo. I genitori erano fortemente preoccupati che la sua indole vivace lo ponesse fuori dalla possibilità di scalare la gerarchia ecclesiastica, strada quasi obbligata per lui che era il rampollo di una nobile e potente famiglia romana. Neppure la severa disciplina di formazione cui fu sottoposto riuscì a placarlo. Alessandro, infatti, pur studiando con profitto, mantenne intatto il suo stile di vita dissipato e dispendioso e la sua passione per il vino e le belle donne, passioni che non lo abbandoneranno per tutta la vita, tanto che verrà soprannominato dai contemporanei Cardinal della Gonnella. Questa condotta lo condusse ben presto ad uno scontro aperto con la madre, che, decisa a stringere i cordoni della borsa, convinse il papa che l’unica via di salvezza per il giovane era quella di chiuderlo in carcere. Fu così che Alessandro sperimentò per alcuni mesi le segrete di Castel Sant’Angelo. Con la complicità di uno zio, riuscì poi ad evadere e a rifugiarsi a Firenze, presso la corte di Lorenzo il Magnifico, dove conobbe e apprezzò la cultura del Rinascimento e i suoi principali esponenti.
Alessandro potè tornare a Roma e riprendere la sua carriera ecclesiastica solo quando fu eletto papa Rodrigo Borgia, (Alessandro VI) durante il cui pontificato, come pure sotto quello dei suoi successori, Alessandro sperimenterà gli intrighi e le macchinazioni che caratterizzavano quell’epoca di eccezionale fecondità culturale , ma politicamente assai complessa. Divenne Vescovo di Ostia nel 1524 e alla morte di Clemente VII salì al soglio di Pietro.
Le vivaci vicende personali di questo pontefice sono fortemente intrecciate alla storia d’Europa. Visse direttamente, e spesso da protagonista, importanti eventi come la calata in Italia del re di Francia Carlo VIII , le feroci guerre tra i principi italiani, la Riforma di Martin Lutero, il sacco di Roma, lo scisma anglicano, finendo per chiudere la sua vita durante il grande momento politico religioso del Concilio di Trento, che lui stesso aveva voluto e convocato. Quelle fin qui elencate sono tappe fondamentali che trasformarono radicalmente del volto della cristianità e dell’intera Europa nell’età moderna. Paolo III cavalcò queste vicende con lo spirito di un principe rinascimentale, incline a trovare il proprio utile nell’infuriare degli eventi, senza badare troppo all’interesse collettivo e alla morale. Nonostante la sua discutibile condotta, divenuto papa si adopererà concretamente per ricucire lo strappo di Martin Lutero e per moralizzare la chiesa.
La storia lo ricorda anche come un grande mecenate che accordò protezioni a dotti e letterati. Promosse un grandioso sviluppo edilizio a Roma, spendendo cifre astronomiche per abbellirla e migliorarla. Fu proprio in suo onore che la moneta dell’epoca venne chiamata Paolo. Ancor prima dell’ascesa al soglio pontificio riuscì a raccogliere in una collezione oggi chiamata Farnese, opere di artisti come Raffaello, Sebastiano del Piombo, Tiziano, El Greco, i Carracci, insieme alla grande statuaria antica, attualmente custodita nel Museo Archeologico Nazionale;
Ma il suo merito maggiore è l’aver chiamato a lavorare a Roma Michelangelo, protagonista indiscusso di questa straordinaria stagione artistica, a cui commissionò il grande affresco del Giudizio Universale nella cappella Sistina, nonché il progetto della cupola di San Pietro e la sistemazione della piazza del Campidoglio.
Tra nepotismo, mecenatismo, alleanze politiche e belle donne, Paolo III è il papa che chiude la serie dei pontefici rinascimentali. Dopo di lui si aprirà la via della chiesa trionfante della Controriforma.
A cura di Silvia Grassi