Considerazioni sul rischio idrogeologico del Delta del Tevere

Considerazioni sul rischio idrogeologico del Delta del Tevere

 

Il territorio emerso del Delta del Tevere può essere suddivido dal punto di vista geomorfologico in due differenti aree. Quella più interna compresa tra la base dei rilievi pleistocenici di Acilia e Ponte Galeria e una linea che da Tor Paterno si prolunga verso Ostia Antica-Capo due Rami tagliando a metà l’Aeroporto di Fiumicino. L’altra, esterna, va dalla suddetta linea fino alla linea di riva. La prima è caratterizzata da un terreno prevalentemente limoso-argilloso, quindi poco permeabile, con andamento pianeggiante e quote che localmente sono anche inferiori al livello marino. Tale zona è attraversata da numerosi canali scavati per l’opera di bonifica degli stagni ivi presenti fino alla fine del XIX secolo. La seconda presenta un terreno sabbioso, abbastanza permeabile, con andamento ondulato per la presenza di dune e quote che localmente superano i 5 metri sul livello marino. Tutta l’area deltizia è solcata dal corso del Fiume Tevere e da quello dell’Arrone oltre a una serie di corsi d’acqua minori.

Le problematiche relative alla rischio idrogeologico riguardano sia le spiagge del delta per i processi erosivi, sia le aree più interne, con particolare riferimento alle aree più depresse e impermeabili, soggette a possibili fenomeni di esondazione.

Il fenomeno erosivo delle spiagge, ben evidente a partire dal secondo dopoguerra ma in realtà iniziato già a inizio XX secolo, ha quale causa principale il progressivo diminuito apporto sedimentario del Tevere che dalla seconda metà del XIX secolo a inizio XXI secolo si è ridotto da circa 10 milioni di tonnellate/anno a poco più di 1 tonnellata/anno. Tale diminuzione ha un’origine in piccola parte climatica ma soprattutto antropica Di Bella et al., 2020). Una seconda causa, che sta diventando progressivamente più significativa, è legata all’attuale fase climatica che vede un aumento delle temperature globali (fig. 1).

Il cosiddetto riscaldamento globale produce due effetti: il primo è l’innalzamento del livello del mare che è oggi prossimo per il Mediterraneo a 3 mm/anno (Tortora, 2024) mentre tra il IV secolo d.C. e l’inizio di questo secolo ha fatto registrare una media di 0.8 mm/anno (Goiran et al., 2009). Il secondo effetto consiste in un aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi a causa della maggiore energia dell’atmosfera più calda (Simolo e Corti, 2022). Se il diminuito apporto sedimentario e l’aumentato tasso di sollevamento del livello marino sono processi relativamente lenti, gli eventi estremi sono rapidi e improvvisi e anche nell’area mediterranea inducono cicloni simil-tropicali producendo processi che favoriscono l’erosione dei litorali (fig. 2).

Tali eventi hanno aumentato la frequenza anche nel periodo estivo quando la fase di calma dovrebbe favorire il naturale ripascimento della spiaggia. Ne consegue una minore capacità della spiaggia a mantenere il naturale equilibrio annuale con una più facile perdita di superficie.

Le problematiche relative al rischio da inondazione risultano differenti tra il Tevere e i corsi d’acqua minori (compresi i canali di bonifica). Essendo il Tevere un fiume di ampio bacino (circa 17000 km2) risente assai poco delle piogge brevi e intense che possono generarsi per eventi estremi su parte del bacino. Le piene eccezionali del Tevere (>1500 m3/s), infatti, si verificano quando piogge cumulate di 50 mm ragguagliate (media sull’intero bacino) avvengono per almeno di 3 giorni consecutivi (Calenda et al., 1997; Bersani et al., 1999), il tempo di concentrazione del Tevere (tempo teorico necessario perché una goccia che cada in prossimità della sorgente raggiunga la foce) è > di 60 ore. Gli eventi di piena tiberina (fig. 3) possono produrre inondazione in vaste aree prossime al corso fluviale e a tutta l’area compresa tra i due rami di foce.

Discorso diverso va fatto per i corsi d’acqua minori che hanno bacini poco estesi. In questo caso una pioggia intensa, sia pure in un’area limitata, potrebbe riguardare l’intero bacino o gran parte di esso ed essendo i relativi corsi d’acqua di ridotta lunghezza, la fase di piena viene raggiunta in tempi assai brevi (tempi di concentrazione generalmente di poche ore o meno). Ovviamente il valore delle portate è decisamente inferiore a quelle tiberine e quindi le aree interessate dall’esondazione sono meno estese ma eventi così impulsivi sono difficilmente prevedibili e possono produrre danni elevati sia pure in aree ristrette. Nell’area romana, viene considerata pioggia intensa quella con valore di almeno 30 mm nelle 24 ore (Bramati et al., 2014) tuttavia non è raro il caso che tale valore si possa raggiungere in una o due ore soltanto, delle 24 ore, e in tal caso l’intensità dell’evento risulterebbe assai superiore generando nei piccoli bacini e nei canali di bonifica significative piene improvvise. Per quanto riguarda i canali va considerato che la loro progettazione fu fatta quando eventi di pioggia intensa erano più rari di quanto non siano oggi e che allora solcavano aree scarsamente popolate che attualmente sono fortemente urbanizzate (fig. 4).

Quale dunque il rischio idrogeologico nel Delta del Tevere e come si è modificato nel tempo. E’ bene ricordare che il rischio è funzione di tre parametri e viene valutato sulla base della relazione:

R = P x V x E

Dove R è il Rischio,

P; la pericolosità (probabilità che avvenga un evento negativo in un’area e in un intervallo di tempo definito), V; la Vulnerabilità (il grado, o percentuale, di perdita di un bene soggetto a rischio),

E; il valore del bene esposto al rischio.

 

Riferendoci al processo erosivo del litorale la Pericolosità è andata aumentando nel tempo sia per il progressivo ridursi dell’apporto sedimentario del Tevere sia per il recente incremento degli eventi di tempesta. Anche la Vulnerabilità è andata aumentando in quanto nel tempo sono aumentate le infrastrutture balneari soggette agli eventi e ovviamente, avendo tali infrastrutture un significativo valore economico dato dalla correlata attività turistico-commerciale, anche il Valore Esposto è progressivamente aumentato.  L’entità del Rischio da erosione del litorale che a inizio XX secolo era estremamente ridotto è oggi elevato e si cerca, per quanto possibile, di ridurlo con diverse opere di difesa (fig. 5).

Considerando il Rischio da inondazione che riguarda il Tevere va detto che la Pericolosità è diminuita nel tempo in particolare per la costruzione degli sbarramenti costruiti a fini idroelettrici nel bacino del Tevere a partire dagli anni ’40 del secolo scorso. Tali opere consentono di calmierare gli eventi di piena cosicché le portate tiberine tra Roma e la foce non risulta che abbiano più raggiunto i picchi registrati nella prima metà del XX secolo (circa 3000 m3/s nelle piene del 1900 e 1915 e oltre 2700 m3/s in quella del 1937). Parimenti anche la Vulnerabilità si sarebbe dovuta ridurre, oggi tuttavia nelle aree prossime al corso del Tevere si sono diffuse sia attività economiche sia l’urbanizzazione aumentando dunque la quantità di beni che potrebbero perdersi per un evento alluvionale. Va da se che anche il Valore Esposto è cresciuto nel tempo con conseguente significativo incremento del Rischio. A tal proposito attenzione particolare va posta a quelle urbanizzazioni spontanee sorte in prossimità della foce principale (fig. 6) per le quali il Rischio appare assai elevato soprattutto per la vita umana.

La Pericolosità relativa ai corsi d’acqua minori (compresi i canali di bonifica) tende ad aumentare nel tempo per l’aumento della frequenza delle piogge intense. Anche la Vulnerabilità ha un incremento a causa dell’urbanizzazione che progressivamente si è andata estendendo benché per alcuni corsi d’acqua si sia provveduto ad arginature e a ricalibrare le sezioni d’alveo e la luce dei ponti. Rimane però il problema di alcuni canali di bonifica ormai inseriti in un tessuto urbano un tempo del tutto inesistente che in taluni casi rende problematico anche un loro adeguamento alla nuova situazione climatica. Attualmente il Valore Esposto del costruito e delle vite presenti nelle aree urbanizzate rende il Rischio, un tempo trascurabile, piuttosto elevato. Il progetto di costruzione di vasche di laminazione appare una strada adeguata per la riduzione della Vulnerabilità e del Rischio conseguente.

A cura di Bellotti Piero

Bibliografia

BERSANI P., BENCIVENGA M., PIOTTI A. (1999): Caratterizzazione degli eventi di piena del fiume Tevere a Roma dal 1921 al 1995. L’Acqua, n.1-2, Roma.

Bramati M.C., Tarragoni C., Davoli L., Raffi R. (2014) Extreme rainfall in coastal metropolitan areas of Central Italy: Rome and Pescara case, “Geografia Fisica e Dinamica Quaternaria”, 37, 3-13.

CALENDA G., DI MALTA L., MANCINI C., UBERTINI L. (1997): Distribuzione di probabilità dei colmi di piena a Roma. L’Acqua, n. 3, Roma.

Di Bella L., Raffi R., Alivernini M., Baldassarre M.A., Barbieri M., Bellotti P., Biancone M., Calise G., D’Orefice M., Frenzel P., Frezza V., Tarragni C., Davoli L. (2020) Coastal morphodynamics and environmental assessment of the Special Protection Site of Palude di Torre Flavia (Tyrrhenian Sea,Italy). Environmental Earth Sciences, 1-18.

Goiran J.P., Tronchère H., Collalelli U., Salomon F., Djerby H. (2009) Decouvert d’un niveau marin biologique sur les quais de Por­tus: Le port antique de Rome. Méditerranée, 112, 59-67.

Simolo C., Corti S. (2022) Quantifying the role of variability in future intensification of heat extremes. Nature Communications 13 (1), 7930.

Tortora P. (2024) Panorama sul delta del Fiume Tevere: processi attuali ed evoluzione tardo quaternaria. In: Monografie di Geologia Ambientale; LE COSTE caratteristiche, tendenze evolutive erosione e interventi di difesa, Ed. Sigea, 168-189.