A volte bastano pochi giorni per cambiare tutto!
Nella tarda primavera del 387 d.C. Agostino e Monica, appena lasciata Milano, arrivano a Ostia, porto da cui tornare a casa. Ma accade qualcosa! Agostino è convertito al cristianesimo da poche settimane, è entusiasta della sua nuova vita fatta di intelletto, spiritualità e, soprattutto, accordo tra lui e la madre. Parlano, condividono e ripercorrono le esperienze vissute.
In una casa presa in affitto ad Ostia hanno una finestra che da su un giardino, si rinfrescano e rinfrancano mentre parlano delle vite dei santi e dei beati, quindi delle varie possibili manifestazioni di Dio: le creature celesti, gli astri, il sole, la luna,… fino alla spiritualità e alla mente dell’uomo fatta per l’infinito. Così si pongono davanti alla parola eterna della sapienza di Dio; sapienza che è il diletto dei santi. Agostino scrive: “Alla plaga immensa della beatitudine lasciammo avvinte le primizie dello spirito“. Estasi che Monica, ormai anziana e soddisfatta delle scelte di Agostino, percepisce come ultimo passo del suo cammino. Pochi giorni dopo, forse per via della malaria, è colpita da febbre; Agostino, Navigio e Adeodato si riuniscono dopo anni al suo capezzale. Cinquantaseienne muore, non prima di aver esplicitamente richiesto la sepoltura ad Ostia, la sua nuova comunità: “Non c’è posto sulla terra dal quale Dio non sappia trovarmi per risuscitarmi“.
Per questo, come leggiamo nelle Confessioni (IX,12), avendo saputo della morte di Monica, udendo il salmo che Evodio aveva iniziato con la risposta di tutta la famiglia, molti fratelli nella fede e donne pie, si radunarono per pregare insieme nella casa, mentre gli incaricati del funerale svolgevano le pratiche usuali. La comunità e la famiglia accompagnarono il corpo alla sepoltura e parteciparono alla celebrazione della messa con la salma di Monica accanto alla tomba. Agostino fece un sepolcro alla madre ad Ostia.
Il proconsole Auchenio Basso fece incidere sul sepolcro di S. Monica una iscrizione che parla di Agostino pastore e di Monica che è un’altra luce del suo merito. Un notevole frammento di questa iscrizione è stata trovata vicino S.Aurea nel 1946.
A cura di Bellotti Tiberio, su opera di Monsignor Giovanni Falbo.