Strade, parassiti… quello con i nostri pini è un rapporto ambivalente.
Passeggiando tra le strade della città a prima vista è la presenza dei pini che colpisce lo sguardo, allora sorgono spontanee alcune domande:
Sono tutti uguali i pini che si incontrano?
Sono i pini che crescono intorno ai palazzi o è una città che è cresciuta tra loro?
L’interazione verde-città è stata oggetto di riflessione?
I pini presenti nel territorio del delta del Tevere appartengono a tre specie diverse: Pinus pinea, Pinus pinaster, Pinus halepensis.
Di questi il Pinus pinea è quello che produce pinoli eduli, in conseguenza di ciò ne sono stati piantati molti tra il XVIII secolo e gli anni ’50 del ‘900. Quindi possiamo dire che è la città moderna ad essere nata tra i pini, ma questa peculiarità ostiense comporta un costo evidente nell’incompatibilità tra strade, palazzi, chiome e apparato radicale. I pini sono cresciuti e le chiome ad ombrello – così si definiscono quelle del pinea – hanno spesso raggiunto i balconi, mentre l’apparato radicale continua la sua lotta con l’asfalto.
Proprio i nostri protagonisti principali, quei pini piantati negli ultimi secoli, questi nostri vicini di casa sono stati colpiti dalla Toumeyella parvicornis, meglio nota come cocciniglia; e sì! ha colpito solo la specie coltivata, risparmiando pinaster e halepensis.
Numerosi pini sono stati abbattuti, perchè ormai completamente secchi, altri versano in visibile stato di sofferenza; questa storia non termina qui. Quale la possibile conclusione? Quali gli auspicabili insegnamenti?
Sicuramente sarebbe necessario riflettere bene in fase di progettazione urbanistica ma non possiamo limitarci a ciò e dovremmo ricordarci che l’ecosistema ha le sue leggi precise, i suoi equilibri ed alterarli comporta sempre dei costi, che finalmente dovremmo imparare a calcolare.